Meta piacevole ed obbligata, quella della visita al frate di Petralcina ed alla città che ebbe l’onore di averlo tra i suoi figli adottivi per aver reso grande il piccolo borgo di San Giovanni Rotondo sino a qualche decennio fa sconosciuto al mondo. La cittadina dista 70 km da Vieste ed è situata nel cuore del promontorio garganico.
E’ senza dubbio Luogo di fede e di preghiera dove l’uomo incontra la fede e la fede incontra l’uomo. Il santuario, unico nel suo genere, ha la forma della conchiglia e darà lustro a San Giovanni Rotondo dal punto di vista artistico. I suoi diciassette arditi e possenti archi, disposti a raggiera, realizzati con blocchi di pietra garganica forte come la fede dell’uomo, costituiscono la struttura portante della struttura secondaria in legno e acciaio che sorregge la volta, e convergono tutti nel punto dov’è l’altare del sacrificio di Cristo che è la pietra angolare che regge il Regno di Dio.
L’altare e la croce, realizzata con la tecnica “a cera persa”, sono opere dell’artista Arnaldo Pomodoro. L’organo a canne è il più grande mai costruito in Italia del tipo meccanico. In corrispondenza dell’altare, nella parte sottostante, c’è l’unico enorme plinto centrale in cemento armato, su cui poggiano gli archi, frutto di un’unica gittata durata 74 ore, ottenuta con l’avvicendamento continuo, diurno e notturno, delle betoniere. In chiesa si accede passando sotto un grande arco con un’ampia vetrata luminosa, che per gli israeliti simboleggiava la pace tra l’uomo e Dio, come l’arcobaleno apparso dopo il diluvio universale. In tutto sono stati utilizzati 1.320 blocchi di pietra e 27.000 metri cubi di cemento armato. L’arco principale è il più grande arco in pietra mai realizzato nel mondo.